Dichiarazione al Senato – Unioni Civili
Intervento durante la discussione sulle Unioni Civili
Il mio intervento a sostegno del DDL sulle Unioni Civili durante la discussione in Senato.Come affermava il grande Ettore Scola: “Bisogna credere ai miracoli, soprattutto quelli fatti dall’uomo impegnarsi perché i sogni e le utopie si realizzino” .
Pubblicato da Monica Cirinnà su Martedì 2 febbraio 2016
Il mio intervento a sostegno del DDL sulle Unioni Civili durante la discussione in Senato.Come affermava il grande Ettore Scola: “Bisogna credere ai miracoli, soprattutto quelli fatti dall’uomo impegnarsi perché i sogni e le utopie si realizzino” .
Pubblicato da Monica Cirinnà su Martedì 2 febbraio 2016
Il testo dell’intevento:
Onorevoli colleghi, onorevoli colleghe. È molto difficile per me raccontare in pochi minuti la straordinaria avventura che mi è capitato di vivere in questi due anni di lavoro sul testo di cui discutiamo oggi, è difficile perché più che di questioni di diritto e di giurisprudenza, nazionale ed internazionale, vorrei tentare di comunicarvi le emozioni che ho provato girando l’Italia, da Aosta a Barletta, incontrando centinaia di persone: coppie, famiglie, militanti di tutti i partiti, attivisti Lgbti, tutti cittadini interessati a cambiare questo paese.
Ciò che appare ormai chiaro agli italiani è che il contrario della parola discriminazione è uguaglianza. Ma attenzione questa non è ideologia ma semplicemente giustizia! tenetelo a mente colleghi quando dovremmo discutere gli emendamenti ogniqualvolta sarà violato il principio di uguaglianza avremmo prodotto una discriminazione e ci esporremo al vaglio di ragionevolezza della corte costituzionale . Un diritto può essere riconosciuto o negato : è su questo che si esprimono giuristi e magistrati poiché i diritti incidono sull’ordine costituito . Se un diritto è riconosciuto senza limiti costrittivi ad alcuni e ingiustamente negato ad altri c’è discriminazione !
Un altro motivo di difficoltà che ho affrontato in questo duro lavoro è quello di percorrere la strada della creazione di un nuovo istituto giuridico , appunto le unioni civili tra persone dello stesso sesso, pur essendo personalmente favorevole, come molti tra noi, all’estensione del matrimonio egualitario.
È per questo , e vi chiedo scusa, se qualche volta nelle discussioni pubbliche o private sono stata forse un po’ brusca; ho cercato semplicemente di dimostrare che , anche rispetto al resto d’Europa, il nuovo istituto delle unioni civili è già una sintesi moderata e ogni tentativo di mediazione sui diritti può produrre discriminazioni.
A lungo mi sono posta come domanda se questa proposta fosse effettivamente ciò di cui hanno bisogno le famiglie arcobaleno, se fosse all’altezza delle loro legittime richieste. E’ stato difficile perché ho vissuto sulla mia pelle i risvolti di un dibattito viziato dalla disinformazione e dalla strumentalizzazione che dalla discussione in commissione fino ad oggi ha appesantito un iter parlamentare di per sé complicato.
Abbiamo scelto la via delle unioni civili per rispondere a criteri di prudenza, nella convinzione che alla piena eguaglianza si possa arrivare passo dopo passo. Allo stesso tempo, questa è una scelta che non pregiudica né misconosce la richiesta di riconoscimento che proviene dalle coppie omosessuali ed assicura un adeguato livello di tutela a loro e sopratutto ai loro figli.
Un altro elemento che dobbiamo considerare e che mi ha spinto a fare tante assemblee è il desiderio di capire di molti cittadini : troppa disinformazione e troppa strumentalizzazione politica hanno fuorviato il dibattito pubblico . La frase che ritengo più falsa e più strumentale è che in Italia stiamo introducendo il matrimonio e l’adozione gay . Questo è falso : stiamo dando tutela giuridica alla vita privata e familiare di coppie omosessuali, attraverso le unioni civili , fondate sull’articolo 2 della Costituzione come indicatoci dalla sentenza 138 del 2010 della stessa Corte , e stiamo poi riconoscendo ad una delle parti dell’ unione civile di chiedere al giudice la possibilità di estendere la responsabilità genitoriale sul figlio minore del partner , attraverso l’applicazione dell’articolo 44 della legge 184 del 1983 , norma del resto già applicata dei tribunali dei minori poiché ritenuta quella che consente la maggior tutela del bambino anche in caso di morte del genitore naturale.
Su questo punto si sono agitati i fantasmi più spaventosi ! Sono settimane che leggiamo sui giornali che l’applicazione dell’articolo 44 della legge 184 aprirebbe la strada in Italia all’istituto della gestazione per altri ! non devo ricordare in Parlamento hai tanti di voi che già erano qui in quegli anni, che una delle peggiori leggi italiane, la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, pessima poiché è frutto di eccessive mediazioni tutte a ribasso e per questo quasi interamente riscritta dalla consulta , vieta e punisce espressamente la pratica della gestazione per altri . Questo divieto è in vigore, resterà in vigore e in nessun modo il testo di cui discutiamo oggi interferisce con tale divieto. È quindi un argomento forviante e strumentale !
Stupisce , ma dà il segno regressivo del tipo di opposizione che si vuol fare a questa legge!
Mi chiedo perché tale pratica sia stigmatizzata con tanta fermezza nella discussione pubblica , guarda caso … solo adesso, quando con grande fatica si sta arrivando al riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali e delle loro famiglie !
Si è taciuto per anni ben sapendo che la gestazione per altri all’estero è praticata nel 95% dei casi da coppie italiane sposate, eterosessuali e con gravi problemi di sterilità . Vi parla una donna che era ragazza negli anni ’70 , quei magnifici tempi nei quali il movimento femminista ha ottenuto le sue più grandi vittorie. Molte di noi sono cresciute in quegli anni nella piena convinzione che le donne devono essere libere di autodeterminarsi sempre , e che sono le uniche padrone del loro corpo!
Immaginatevi quindi se proprio io che ho frequentato il Governo Vecchio e collettivi femministi fino ad aver dato vita durante il mio lavoro al Comune di Roma alla straordinaria esperienza della Casa Internazionale delle donne al Buon Pastore, posso in qualche modo essere favorevole allo sfruttamento di donne povere a fini riproduttivi!
Altro invece è pensare di introdurre un reato universale, per punire coloro che nel rispetto di una legge straniera diventano genitori attraverso l’aiuto di donne che fanno scelte libere e volontarie nell’ottica del dono di sé , con pratiche di procreazione previste, regolate e tutelate da specifiche leggi di paesi stranieri …. non da paesi canaglia ! ma paesi con i quali abbiamo relazioni internazionali stabili e solide come gli Stati Uniti e il Canada.
Sarebbe come stabilire per legge la confisca dell’eredità di chi sceglie di morire con l’eutanasia in Svizzera, visto che da noi la dolce morte è ancora vietata!
È opportuno ricordare che il nostro ordinamento non ammette discriminazioni tra figli basate sulla cornice giuridica del rapporto tra i loro genitori. Così come non ammette la discriminazione tra eterosessuali ed omosessuali in relazione alla valutazione della loro capacità di essere genitori (Cass. Sez. I. sent. n. 601/13).
Una discriminazione peraltro rigettata dalla stessa Corte europea dei diritti dell’uomo, con una recente sentenza del 2013.
E non ammette discriminazioni tra figli in ragione del modo in cui siano venuti al mondo. Basta leggere la stessa legge n. 40 (addirittura!), per rendersene conto. Tra l’interesse dell’ordinamento alla repressione del ricorso a tecniche di procreazione assistita non consentite e l’interesse del bambino alla stabilità e continuità degli affetti, prevale sempre quest’ultimo.
Quindi l’unico principio che deve guidare il nostro agire – come già guida quello dei giudici – è quello della garanzia del superiore interesse del minore alla stabilità e alla continuità degli affetti.
Oggi , mentre siamo qui a decidere del loro futuro, esistono nel nostro paese, bambini che nascono, crescono e vanno a scuola come tutti gli altri. Figli che già esistono, e molti altri ne verranno. Questi piccoli, come molti altri, vivono in famiglie normali, amorevoli, e perfettamente idonee a garantire la loro crescita affettiva e personale. Sono bambini, sono cittadini di questo Paese. E meritano di essere riconosciuti e tutelati al pari di tutti gli altri , garantendo loro stabilità e continuità dei loro affetti.
Perché trattarli in modo diverso rispetto ai figli di coppie eterosessuali? Dov’è la ragionevole giustificazione al loro trattamento differenziato, alla luce degli artt. 2, 3 e 30 della Costituzione ?
Con l’art. 5 facciamo un primo decisivo passo per la loro tutela, nelle concrete situazioni in cui si trovano a vivere, senza implicazioni teoriche o astratte, ma sulla base del buonsenso e dell’imperativo costituzionale di eguaglianza. E senza togliere diritti a nessuno.
È finalmente incardinata in commissione sanità qui al Senato una norma di completa revisione della legge 40 che se manterrà il divieto di gestazione per altri, potrà eventualmente introdurre ulteriori restrizioni per tutte le coppie che vi fanno ricorso all’estero.
A proposito delle questioni di incostituzionalità sollevate attorno a questa proposta, pensando a questo provvedimento e alla nostra Carta costituzionale non ho potuto non far volare il pensiero alle grandi donne della nostra Repubblica come Nilde Iotti, Teresa Noce, Lina Merlin, esempi chiari e limpidi di una vera e propria “politica di umanità”.
Penso alla loro capacità empatica, alla profonda sensibilità verso le mille sfumature dell’universo familiare che chiedevano riconoscimento costituzionale: alle battaglie per l’eguaglianza tra coniugi e l’eguaglianza tra figli. Concetti dall’attualità esplosiva, ancora oggi, quando sembrano passate ere geologiche dal lavoro dei padri costituenti, quando nel 2016 – a quasi trent’anni dal deposito in Parlamento della prima proposta di regolamentazione delle coppie dello stesso sessi, ci apprestiamo a dare all’Italia una legge tanto attesa.
Oggi penso all’articolo 2 della Costituzione, pietra angolare di questo provvedimento; penso all’articolo 29, indiscutibilmente al centro di questo nostro confronto parlamentare, penso alla loro correlazione indissolubile. Alla doppia dimensione individualista e pluralista per la lotta contro il totalitarismo di Stato, “il quale intacca – come dice Aldo Moro – innanzi tutto la famiglia, per potere, attraverso questa via, più facilmente intaccare la libertà della persona”. E per questo l’istituto di diritto pubblico dell’unione civile è in maniera cristallina in linea con l’art. 2 della nostra Carta, per cui lo stato (prendo in prestito le parole di La Pira) “non fa che riconoscere e tutelare dei diritti anteriori alla Costituzione dello Stato, che sono diritti dei singoli, diritti delle società o comunità naturali”, laddove “naturale” – lungi dal cristallizzare una determinata accezione culturale o religiosa – voleva semplicemente affermarne il carattere pregiuridico, come reazione all’impostazione autoritaria del diritto di famiglia che aveva caratterizzato lo stato fascista.
La Costituzione è un progetto di emancipazione personale e sociale, un processo di liberazione della persona umana naturalmente inconcluso e da rinnovare continuamente con spirito di cooperazione solidale.
La Costituzione è stata scritta avendo in mente il passato, il presente e il futuro. Avendo presente chi aveva già la voce per farsi sentire e chi ancora non aveva trovato spazio nella comunità politica, come le persone omosessuali, oggetto di un pervasivo e doloroso stigma sociale.
Queste persone per troppo tempo assenti e taciute , noi oggi le rendiamo finalmente presenti al resto della comunità politica, riconosciamo la loro esperienza di vita familiare come una realtà meritevole di tutela, perché attinente alla loro dignità personale.
Così concretamente realizziamo quella parte di Costituzione scritta per gli assenti, quegli assenti, individui adulti bambini famiglie, che finalmente diventano presenti, con pari diritti e dignità già riconosciuti agli altri cittadini .
Da che parte vorremo farci trovare dai nostri figli e dai nostri nipoti, quando fra trent’anni torneranno a leggere i resoconti di queste sedute?
Dalla parte di chi ha creduto possibile far muovere all’ordinamento italiano il primo e tanto atteso passo verso l’eguaglianza?
O dalla parte di chi ha visto nella Costituzione il patrimonio di pochi privilegiati, e nell’estensione di diritti un pericolo ?
E passiamo ad un altro obiettivo ambizioso di questo provvedimento, quello della codificazione dei diritti delle coppie conviventi, omosessuali o eterosessuali che siano. Il titolo secondo intende per conviventi due persone, non parenti, unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale ; a tutti coloro che convivono more uxorio, senza distinzioni basate sull’orientamento sessuale dei componenti della coppia, vengono riconosciuti alcuni diritti e doveri, già ampiamente riconosciuti dalla giurisprudenza consolidata. A queste coppie sono ricostituente tutele minori e più circoscritte rispetto ai coniugi o agli uniti civilmente : vengono infatti estesi solo alcuni diritti in materia sanitaria , ordinamento penitenziario , graduatorie pubbliche norme in materia di impresa familiare. Resta esclusa tutta la materia delle successioni e i diritti previdenziali tra cui la reversibilità della pensione.
Resterà libertà dei conviventi regolare tra di loro le questioni patrimoniali attraverso un contratto di convivenza redatto di fronte ad un notaio o ad un avvocato.
In conclusione, nei prossimi giorni saremo chiamati come senatori della Repubblica a rispondere come rappresentanti di un’Italia che lavora, che fa progetti, che ama, che vuole tornare alla modernità di un’Europa da costruire sulle basi dell’inclusione e della parità di trattamento dei cittadini.
Come senatori della Repubblica siamo chiamati a rispondere ai bambini delle coppie omogenitoriali, figli di un’Italia che non può più tollerare una discriminazione originata dal come una vita viene al mondo. Dobbiamo rispondere ai giovani LGBTI che nelle nostre scuole si preparano ed essere gli italiani e gli europei del domani, siamo obbligati a dare a ciascuno di loro una risposta prima che il peso oppressivo della discriminazione spinga altri giovani nella lunga lista di coloro che hanno cercato una via d’uscita troppo presto. In merito a questo porterò per sempre nel cuore le parole di un giovane amico per il quale la prospettiva di poter un giorno costruire un progetto di vita di coppia alla luce del nostro ordinamento rappresenterebbe la possibilità di “Esistere per la prima volta. Esistere per il mio Paese. – dice – Esistere come se stessi per nascere”.
Come senatori della Repubblica saremo chiamati a fare una scelta. E non ci saranno sondaggi che potranno giustificare un giorno di ritardo in più, non ci saranno motivazioni abbastanza esaustive da consentire una perpetrazione dell’illegalità del nostro Paese davanti al resto d’Europa all’indomani della condanna definitiva da parte della Corte europea dei Diritti dell’uomo sulla totale assenza di norme in materia di diritti delle persone omosessuali. Non ci saranno scuse per l’ennesima porta chiusa davanti a chi chiede solo di entrare a far parte della grande comunità delle famiglie italiane, senza nulla sottrarre a tutte le altre famiglie del nostro paese.
Come è ben chiaro a tutti, ci troviamo di fronte ad un testo che affronta in modo ampio e inclusivo tutte le manifestazioni delle relazioni affettive, siano esse eterosessuali o omosessuali, puntando a riconoscere diritti (ma anche obblighi) a relazioni che fino ad oggi sono state nell’ombra del nostro ordinamento giuridico.
Vorrei concludere questo mio intervento con il ricordo di un grandissimo italiano , mancato da pochi giorni, che ancora non abbiamo ricordato in questa aula, il regista di “Una giornata particolare”, Ettore Scola che era solito dire: “Bisogna credere ai miracoli, soprattutto quelli fatti dall’uomo impegnarsi perché i sogni e le utopie si realizzino” .
Per fare questo colleghi ci vuole un’assunzione di responsabilità totale e collettiva. Noi possiamo anche non fare miracoli, ma certamente è nostro compito quello di dare al Paese una buona legge. In questo modo daremo pienezza alla vita di tanti nostri cittadini perchè i diritti non possono e non devono rimanere sogni!