#5marzo
Non ho ancora dati definitivi sulla mia rielezione in Senato. Dovrei essere sopravvissuta al crollo della mia casa, al crollo del Pd, dovrei…
Non è stato un crollo improvviso causato dal terremoto o da un’esplosione.
È un crollo annunciato da tempo, causato da varie crepe che piano piano si sono ampliate creando danni irreparabili.
Queste crepe hanno nomi chiari, nomi di persone del gruppo dirigente ben note, meglio parlare di temi, pochi esempi:
– la buona scuola ha una storia paradossale, abbiamo stabilizzato oltre 100.000 precari, eppure è una delle riforme più invise a studenti, professori, presidi e sindacati, con i quali nessuno ha dialogato;
– la riforma del lavoro, non è stata condivisa e spiegata ai cittadini, è stata percepita solo come un modo per rendere ancora più instabile la vita lavorativa di molti, e di fatto un favore alle grandi imprese;
– non abbiamo dato segnali forti sui diritti e le politiche sociali, e l’obolo degli 80€ non è stato sufficiente perché non strutturale e di servizi, avremmo potuto fare molto di più visti i buoni dati di ripresa dell’economia e del recupero dell’evasione fiscale;
– sulla sicurezza abbiamo solo inseguito sul tema dell’immigrazione e non è bastato fermare gli sbarchi, a fronte per altro dei lager in Libia, quando non abbiamo risposto all’insicurezza sociale, quella che erode giorno per giorno le certezze di vita di persone e famiglie.
Sono mesi, almeno tre anni, che faticosamente giro l’Italia. Ho cominciato spiegando con tenacia la legge sulle unioni civili, poi ho viaggiato per sostenere il SI al referendum Costituzionale, poi il congresso Pd nel quale ho sostenuto Andrea Orlando, ed infine questa campagna elettorale, su due collegi enormi.
Per girare il Paese in tempi di antipolitica ci vuole coraggio, consapevolezza e orgoglio del proprio lavoro e dei propri valori e ideali.
Ho parlato davanti a tante platee, grandi città e piccoli comuni in ogni regione da nord a sud, circoli del Pd e contesti associativi, scuole, centri anziani, tante tante feste dell’Unità.
Quello è il Paese vero, e a quel giudizio non si sfugge, in quelle lunghe ore, consumando scarpe e voce, ho visto allargarsi quelle crepe, quello scollamento che vedevo aumentare tra la classe dirigente del Pd e parte dei suoi gruppi parlamentari e il paese reale, i suoi territori, i sui corpi intermedi.
In quell’Italia ho tristemente registrato la scomparsa e l’assenza di un Pd, che doveva essere popolare e profondamente radicato, invece era sempre più assente dai territori e arroccato in tanti piccoli poteri locali.
Anche per questo il paese è diventato rabbioso, spaventato, abbandonato. A tutto questo non abbiamo saputo rispondere con fatti concreti. Abbiamo solo stigmatizzato, con arroganza e presunzione, il comportamento degli altri partiti che quella rabbia e quella paura l’hanno ascoltata e gli hanno parlato. Certamente per noi con parole sbagliate, populiste e demagogiche che proponevano soluzioni irrealizzabili.
Comunque nessun nostro comportamento o provvedimento ha puntellato quelle crepe, che hanno causato il crollo inesorabile che ci consegna ad un risultato sotto il 20%.
Ora servono giustizia, coraggio e coerenza.
Chi ha sbagliato passi la mano, ci consenta di ricostruire la casa comune del centro sinistra.
Quella casa che in tanti abbiamo scelto dando vita al Pd, non la Ditta, non il Partito di Renzi, ma un luogo plurale e inclusivo, che sappia ascoltare, rappresentare e proporre al Paese quella sana opposizione che servirà per sconfiggere il radicamento delle tante destre che si accingono a governare l’Italia.
Servono ora decisioni rapide ed efficaci, che guardino al bene comune e vadano al di là degli interessi e dei destini personali di ognuno di noi.