L’Italia e l’Unione europea non possono rimanere in silenzio di fronte a quello che sta accadendo in Polonia. Centinaia di migliaia di donne, cui si sono uniti tanti cittadini, stanno manifestando da giorno contro le restrizioni al diritto all’interruzione di gravidanza. Non protestano però solo per questo, chiedono anche il ripristino della democrazia e dello stato di diritto.
Per questo, assieme a colleghe e colleghi della maggioranza, ho depositato oggi una interrogazione ai Ministri Di Maio e Amendola, per chiedere che l’Italia si attivi, nelle sedi diplomatiche e nell’ambito delle istituzioni europee, per sostenere le manifestanti in Polonia ed esigere che questo Stato membro dell’Unione europea rispetti pienamente i principi e i valori che ispirando la nostra comune appartenenza all’Europa.
Qui il testo dell’interrogazione:
Interrogazione a risposta orale
CIRINNA’, DE PETRIS, ALFIERI, BOLDRINI, FEDELI, NUGNES, PITTELLA, ROJC, ROSSOMANDO, RUOTOLO, VALENTE
Al Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale
Al Ministro per gli Affari europei
Premesso che:
in data 22 ottobre 2020, la Corte costituzionale polacca ha dichiarato incostituzionale la possibilità di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza in caso di gravi malformazioni del feto;
la sentenza si iscrive nel quadro di un dibattito pubblico e di una azione dei pubblici poteri caratterizzata dalla crescente ostilità verso le rivendicazioni di libertà e pari dignità sociale delle donne, oltre che da una significativa riduzione delle più elementari garanzie dello stato di diritto;
dalla data della sentenza, centinaia di migliaia di donne polacche stanno scendendo quotidianamente in piazza per difendere il proprio diritto all’autodeterminazione riproduttiva; alla protesta contro l’irrigidimento della disciplina dell’interruzione volontaria di gravidanza si è unita progressivamente la protesta di moltissimi cittadini che chiedono la fine delle politiche oscurantiste del governo polacco e il pieno ripristino delle garanzie democratiche in quel paese;
le manifestazioni sono state fortemente ostacolate dalle forze dell’ordine, anche con modalità violente e non conformi agli standard di una democrazia europea, come dimostrano innumerevoli denunce e testimonianze video pubblicate sugli organi di stampa e sui social network;
Considerato che:
la Polonia è uno Stato membro dell’Unione europea e, come tale, vincolata dagli articoli 2 e 7 del Trattato sull’Unione europea al “rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze”, valori che “sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata
dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini”;
il diritto a interrompere volontariamente la gravidanza è riconosciuto nella totalità degli Stati membri dell’Unione europea secondo condizioni molto meno afflittive di quelle oramai previste in Polonia; in Italia, in particolare, una legge sull’interruzione volontaria della gravidanza esiste da 42 anni e, sebbene appaia ancora necessaria la piena garanzia della sua effettività, essa rappresenta un ormai irrinunciabile presidio di libertà e pari dignità sociale per le donne nel nostro Paese;
la condotta della Polonia in relazione al diritto all’interruzione volontaria della gravidanza e, più in generale, in relazione alla tenuta stessa della democrazia e dello stato di diritto, appare sempre più preoccupante e suscettibile di minare alla radice lo standard di protezione dei diritti fondamentali richiesto dalla comune appartenenza all’Unione europea;
si chiede di sapere
– quali iniziative intendano intraprendere i Ministri in indirizzo, nelle competenti sedi diplomatiche e nell’ambito dell’azione delle istituzioni dell’Unione europea, per sollecitare la Polonia a riprendere il cammino della democrazia e del rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali e per sostenere concretamente la protesta delle donne e della cittadinanza polacca.