Battisti: da Salvini chiacchiere, estradizione fu firmata da Orlando
L’arresto e l’estradizione di Cesare Battisti segnano una vittoria della legalità e della giustizia: dopo anni, un altro frutto avvelenato degli anni di piombo è caduto, e i crimini efferati per cui Battisti è stato condannato otterranno giustizia.
La soddisfazione per quanto avvenuto non cancella però la preoccupazione per l’ennesimo corto circuito tra giustizia e propaganda cui stiamo assistendo in queste ore: Battisti viene esibito come un trofeo, in spregio ai più elementari principi dello stato costituzionale di diritto. Ministri della Repubblica si augurano, testualmente, che marcisca in carcere, con disprezzo della separazione dei poteri e del rispetto per la dignità e i diritti del condannato, garantiti dall’art. 27 della Costituzione.
Su una questione di giustizia e legalità si stende l’ombra della propaganda offendendo la storia e la memoria della sinistra italiana, che il terrorismo ha combattuto, salvando la democrazia e pagando un tributo di sangue: penso solo a Guido Rossa. Stupisce che tutto questo avvenga ad opera di chi davvero non può assumersi grandi meriti per ciò che è avvenuto.
Ricordo infatti che la convenzione di estradizione di Cesare Battisti è stata firmata, per il Governo Gentiloni, da Andrea Orlando; l’arresto di Battisti è merito di uomini e donne coraggiose dell’Interpol; la sua espulsione è stata decisa, con estrema rapidità, dal Presidente boliviano Evo Morales, che certo non è di destra.
Tutto al contrario, le improvvide dichiarazioni di Bolsonaro – ad operazioni in corso, in perfetto stile populista (sembra di rivedere i disinvolti tweet di Salvini, per cui ha ricevuto le pesanti critiche di Armando Spataro) – hanno provocato la fuga di Battisti, e il rischio di perderlo nuovamente. A chi continua a farneticare di connivenze da parte della sinistra, si oppongono e resistono i fatti, i principi costituzionali, la difesa dello stato di diritto.