D’ Alema manda a nozze il Pd: si sposano Montino e Cirinnà
Una storia d’amore intrecciata alla politica: domani il matrimonio, anche se è venerdi. Passioni comuni e anche diversità profonde: lei e vegetariana, ma per lui che adora la carne cucina la trippa senza assaggiarla.
Contro ogni superstizione si sposeranno di venerdì. E come data hanno scelto il10 giugno, perche il 10 e il «loro» numero. Monica Cirinnà, consigliere comunale del Pd ed Esterino Montino, capogruppo deld alla Regione, hanno deciso di convolare a nozze: un matrimonio intima e semplice, invitati gli stretti parenti e pochissimi amici, ma un officiante importante come Massimo D’Alema.
La lista dei regali e in un vivaio, alberi e arbusti per la loro casa di Capalbio, e niente bomboniere: quello che avrebbero speso e state inviato a «Sensational onlus» in favore di una biblioteca per gli abitanti di uno dei quartieri più poveri di Buenos Aires.
Un amore nato tra i banchi dell’aula Giulio Cesare, sperimentate da anni di vita in comune nella casa che stanno per lasciare in centro (sono stati sfrattati, andranno a piazzale Clodio); adesso la decisione di sposarsi «per consolidare definitivamente il rapporto», spiegano a una voce. Li unisce la passione di entrambi per la politica, per i viaggi, la vita all’aria aperta e la campagna; Ii divide la passione di lui pel un bel piatto di carne -lei e strettamente vegetariana, anche se poi per farlo felice a volte gIi cucina perfino la trippa senza assaggiarla – e l’interesse di lei per gli animali e in particolare per i gatti, mentre lui preferisce i cani, ne hanno ben quattro.
Ma lo scontro più forte e stato sulla caccia: lei da animalista della prima ora e ferocemente contro, lui cacciatore ha appeso il fucile solo dopo la morte del padre, suo inseparabile compagno di battute a lepri e anatre. Si sono «visti» per la prima volta fra i banchi del consiglio comunale nel novembre del 1993: insediamento della prima amministrazione di Francesco Rutelli. Lei è alla sua prima esperienza come consigliere dei Verdi: lui al suo terzo mandato come consigliere del Pds.
E «ci siamo subito odiati – racconta Monica – anche perche mi hanno fatto immediatamente sapere che lui era un cacciatore ». «Ci siamo ignorati per diverso tempo – dice invece Esterino – Poi, siccome lei era seduta negli scranni dell’estrema sinistra, per andare verso Ia presidenza mi doveva sempre passare davanti. Cosi a un certo punto l’ho notata, con quest’aria sempre un po’ spocchiosa, tutta piena di se che non dava mai confidenza. Più la guardavo e più mi intrigava …».
Per farsi notare lui e sceso sul suo terreno: ogni volta che lei passava davanti al suo banco “miagolava”, ma lei gli rispondeva male. E’ andata cosi per piu di un anno, fino a che furono entrambi chiamati dal sindaco, Francesco Rutelli, per discutere insieme il progetto di un’associazione (che aveva chiesto a lui consigliere esperto di intercedere presso quell’animalista neo eletta) che voleva liberare in città dei falchi pellegrini per combattere gli storni. Lei, come delegata ai «Diritti degli animali» è da subito contraria, ma lui insiste: per questo un giorno vanno insieme a Formello a vedere il centro di recupero dei rapaci. «Tomo e dico al sindaco che quel progetto non va: degli storni si occuperà la Lipu».
Lui pensa che «è una montata», i rapporti si raffreddano e cessano anche i «miagolii» al suo passaggio. Ma il destino voleva altrimenti. Esterino Montino è nominato da Francesco Rutelli assessore ai Lavori pubblici; Monica Cirinnà «si sente morire» perché nel programma dell’amministrazione c’è la costruzione di un nuovo canile, cosi sono costretti a frequentarsi di nuovo.
Ma proprio il canile è stato galeotto. «Effettivamente l’abbiamo costruito – racconta Montino – Ho trovato un terreno adatto alla Muratella e dato incarico a un architetto di prendere contatto con l’ufficio Diritti animali». <<La discussione è stata lunghissima – chiarisce la Cirinnà – perché lo volevo innovativo, dove i cani non fossero rinchiusi nelle gabbie. Inoltre ero convinta che su quel progetto mi giocavo tutta la partita politica, quindi anche se lui era aggressivo, ho capito che ci dovevo trattare: è stato allora che ho scoperto che è un generoso, perché nonostante in quel periodo avesse la responsabilità dei cantieri del Giubileo, metteva la sua attenzione, la sua esperienza e perdeva del tempo anche su quel progetto. E alla fine mi sono intenerita».
Lui fa un certo pressing per andare a vedere insieme la località prescelta: e lì, sulla collina deU1nfernaccio, il primo bacio.
«Un luogo per nulla romantico, tra i rifiuti tossici industriali – raccontano insieme – diversi rottamatori di auto, antenne varie, un deposito dell’ Atac e i campi rom». Lui, però, «quella sera ha incassato un doppio sÌ – ammette Monica – all’area del canile e all’inizio della nostra storia».
Prima del secondo incontro, in un luogo bellissimo, al giardino degli Aranci al tramonto, è passato qualche giorno. E lui, allora, ha chiarito subito la situazione: «Ho 15 anni più di te, un divorzio, una separazione in corso e quattro figli»; <<Anche io ho avuto un marito – sono le parole di lei – non ho figli e sarà quel che sarà». I primi tempi per non farsi scoprire andavano a cena sempre fuori Roma, per lo più a Torvaianica o fuggivano all’estero: «II nostro problema era evitare che si parlasse della “tresca” tra la consigliera e l’assessore». Poi nel 1998 inizia la vita in comune e poco più tardi arriva anche la l o r o, « vera» casa , l’azienda agricola a Capalbio, dove riescono a conciliare le passioni per l’agricoltura e per gli animali, dove hanno coinvolto i figli di lui: «ma i suoi nipoti mi devono chiamare zia e non nonna!». E nel tempo anche le iniziali differenze politiche si sono assestate: ‘adesso sono tutti e due ne lPd.
Lilli Garrone
Tratto dal Corriere della Sera – Roma (vedi allegati)