Governo Meloni: ancora tempo perso
C’è una sentenza di un tribunale, quello di Roma, che stabilisce che sulle carte di identità dei minorenni vada scritto semplicemente “genitore”, com’è sempre stato fino a quando Salvini non decise di fare propaganda sulla pelle delle bambine e dei bambini imponendo “padre” e “madre”.
Una sentenza che, a leggerla, è un tripudio di buon senso e logica. Niente altro.
E poi c’è un governo che disattende la sentenza e fa orecchie da mercante e una ministra della Famiglia che ricorda che la sentenza riguarda una sola coppia di mamme e che le altre, se vogliono, possono fare ricorso, aspettando anni, spendendo soldi che non tutti hanno, rischiando di sentirsi dire di no da giudici dotati di meno buon senso.
E nel frattempo centinaia di bambini e bambine avranno carte di identità in cui c’è scritto il falso. E non solo perchè Luisa non può essere definita “padre” e Mario non può essere definito “madre”. Ma anche perchè esistono moltissime situazioni nelle quali è semplicemente impossibile indicare contemporaneamente la presenza di un padre e di una madre: penso ad esempio al minore orfano adottato da un nonno o da una zia, persone che – come abbiamo ripetuto per decenni – “fanno le veci” dei “genitori”. E che oggi vengono stritolate dall’ideologia.
Davvero, basterebbero la logica e il buon senso, lo ricordò anche il Garante per la privacy nel suo parere sul decreto Salvini.
Ma la propaganda della destra, e ora di questo governo, non guarda in faccia nessuno: neanche i bambini a cui dicono di tenere tanto.
Bugia: a voi delle bambine e dei bambini non interessa proprio niente.