I lividi, il coraggio e il mio amore per Roma
Quando ripenso alla mia infanzia le frasi di mia mamma mi tornano sempre in mente.
Mi capitava spesso di farmi male giocando con i miei fratelli e i miei cugini. Io, unica femmina tra cinque maschi, nel cortile della nostra casa in Balduina, una vera scuola di vita o forse un karma: sempre sola tra gli uomini…
Ogni tanto tornavo a casa con un livido, mamma Lucilla mi guardava con i suoi occhi dolci e mi consolava ma aggiungeva: “attenta, i lividi fanno più male nei giorni successivi alla botta.
Oggi so che è davvero così!
Se ripercorro gli ultimi anni della mia vita, li vedo ora nitidamente costellati di dolori: la morte di mamma e poi di papà, i guai di Claudio e la lontananza degli altri fratelli, la solitudine dei lunghi mesi della pandemia.
Nonostante tutto questo, ho lavorato sempre con passione in Senato per onorare il mio mandato: ero in aula anche il giorno del funerale di papà Corrado, perché per me la politica è amore per la mia comunità. Non è un lavoro, e l’amore fa sognare: ho sognato per un po’ di tornare in Campidoglio o almeno di provarci…
Davvero, i lividi fanno più male nei giorni seguenti. Oggi fanno male le parole di alcune colleghe che non ho mai sentito negli otto mesi appena passati, quando da sola ripetevo: “se ci saranno le primarie a Roma vorrei partecipare”.
Ora le voci delle silenti si levano per usare il mio passo indietro davanti alla candidatura di Roberto Gualtieri, attaccando strumentalmente i vertici nazionali del PD per l’assenza di donne alle primarie di Roma.
Per favore, non usatemi!
E non fate insinuazioni sul mio noto coraggio e la mia determinazione.
Dove eravate in questi mesi?
Ho avuto il coraggio di farmi avanti senza cercare investiture, senza chiedere il permesso ai segretari uomini del PD Roma e del PD Lazio, e da subito ho avvertito una profonda solitudine: sola nel partito romano, comunità appassionata ma troppo spesso abbandonata all’improvvisazione e all’assenza di strategia di larga parte del suo gruppo dirigente, sola nel partito regionale fortemente strutturato in falangi correntizie tutte maschili.
Care colleghe, quando una gentile giornalista scrisse delle primarie a Roma, definendole la corsa dei 7 nani, non ho sentito nè in pubblico nè in privato alcuna delle vostre voci, nè tanto meno quelle dei dirigenti locali.
L’unico che espresse un parere, peraltro positivo, fu Andrea Orlando: il solo che mi sento oggi di ringraziare, insieme al segretario Enrico Letta per la sua limpida lealtà, e per la forte determinazione in tema di pari rappresentanza.
Nel silenzio assordante di tutto il PD, in questi mesi ho costruito una rete di relazioni con il mondo femminista e quello ecologista e con il movimento Liberare Roma, esperienza plurale che è riuscita a fare sintesi tra culture e mondi diversi e proprio per questo una realtà politica innovativa di cui ormai mi sento parte.
Rifletto ancora sul dolore dei lividi, anche di quelli provocati da certa stampa con pezzi tristemente spesso a firma femminile.
Pezzi di colore o di ironia, che è comprensibile ci siano; ma se davvero le donne facessero fronte comune contro il famoso soffitto di cristallo, dovrebbero essere compensati anche da articoli seri e chiari di approfondimento e analisi su ciò che tiene prigioniere le donne del PD nelle ragnatele delle correnti.
Chiediamoci perché le donne libere, autonome e riconosciute nella società fanno così paura.
Chiediamoci perché tutto è così tristemente dettato e determinato da un apparato di soli uomini.
Chiediamoci perché la materia del contendere riguarda sempre e solo il destino e le collocazioni di questi soliti uomini.
Penso tristemente che una parte di responsabilità sia anche nostra, di noi donne del PD: siamo noi in continuo conflitto interno, conflitto percorso da gelosie e invidie, da arroccamenti di potere spesso cercati con atteggiamenti ancillari, per ottenere incarichi e visibilità personale nel partito e in Parlamento.
Che in politica la generosità sia dote rara è noto a tutte e tutti , ma almeno la furbizia del “divide et impera” potremmo impararla!
Sommessamente suggerisco di provare a fare squadra, per creare solidarietà e supporto tra donne, forse unico modo per conquistare quella parità sancita dallo statuto del PD ma poco realizzata.
Ora, nonostante i lividi, vado avanti! Chi mi conosce sa che mi definisco una formica e per noi formiche la sola e unica forza è quella collettiva.
Ho già cominciato a lavorare perché Roberto Gualtieri, politico colto e preparato, sia il prossimo sindaco di Roma.
Immagine del quotidiano on line TPI