I principali punti della riforma costituzionale
Si vota per la riforma costituzionale o per tenersi la Costituzione così come è oggi. Si vota esclusivamente sui temi posti dal quesito. A differenza di quel che sostengono strumentalmente alcuni, la riforma non cambia i poteri del presidente del Consiglio e dell’esecutivo, né quelli del Presidente della Repubblica.
Ecco i principali punti della riforma.
Superamento del bicameralismo paritario, cioè di una Camera e di un Senato uno “doppione” dell’altro, investiti di stessi poteri e funzioni. Se vince il Sì, spetterà alla sola Camera dare o revocare la fiducia al governo; il Senato rappresenterà le autonomie (regioni e comuni). Se vince il No, restiamo l’unico paese europeo con questo sistema barocco, che rallenta la formazione delle leggi e determina il famoso e continuo “ping pong” tra una Camera e l’altra. Il ruolo del Parlamento sarà rafforzato, grazie alla limitazione del ricorso ai “decreti legge” da parte dei governi, ai tempi certi per l’approvazione delle leggi e allo Statuto delle Opposizioni.
Riduzione del numero dei parlamentari, dagli attuali 945 a 730. I deputati resteranno 630 deputati, i senatori saranno solo 100 e non percepiranno indennità. In più, l’Italia introduce un principio di civiltà, a 70 anni dal riconoscimento del diritto voto alle donne: la parità di genere nella rappresentanza nazionale e locale.
Contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, tra cui: eliminazione dello stipendio dei senatori; riduzione dei costi della struttura del Senato; abolizione definitiva delle Province; eliminazione dei rimborsi ai gruppi politici dei Consigli regionali e tetto alle indennità dei consiglieri regionali, che non potranno percepire più del sindaco del capoluogo di regione. La riforma garantirà un risparmio complessivo di 490 milioni di euro all’anno.
Soppressione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL), un organo previsto dall’attuale Costituzione ma rivelatosi oggettivamente poco utile ai fini della formazione delle leggi e delle politiche pubbliche. In 57 anni il CNEL ha prodotto solo 14 disegni di legge, mai approvati. E’ costato più di 1 miliardo di euro.
Revisione del Titolo V della seconda parte della Costituzione, cioè ridefinizione e chiarimento delle competenze esclusive dello Stato e di quelle delle regioni, con eliminazione delle cosiddette “competenze concorrenti” e dei troppi conflitti. Questo vuol dire: cure sanitarie uguali per tutti; risparmio sulla bolletta energetica delle famiglie e delle imprese; tempi certi per la realizzazione di infrastrutture; una politica per il lavoro che contrasti efficacemente la disoccupazione; una migliore politica del turismo nazionale; la digitalizzazione degli uffici pubblici. Meno burocrazia vuol dire più democrazia e opportunità per tutti.
La riforma prevede l’obbligo di trasparenza per la pubblica amministrazione e aumenta la partecipazione dei cittadini alle scelte pubbliche: vengono introdotti i referendum propositivi, si abbassa il quorum per i referendum abrogativi e si prevede l’obbligo di discussione e di voto sulle proposte di legge di iniziativa popolare.
Una riforma che aspettiamo da 30 anni e che finalmente fa fare al Paese un primo passo verso il cambiamento. Per un’Italia più semplice, più moderna e più giusta.