Infanzia: Cirinnà la Cancellieri, si occupi dei tanti bambini in carcere
Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00065 Testo 2
Atto n. 1-00065 (Testo 2)
(Riformulazione del n. 1-00065)
Pubblicato il 18 novembre 2013, nella seduta n. 138
PUGLISI , MARTINI , LEPRI , MATURANI , TONINI , AMATI , BERTUZZI , CARDINALI , CHITI , CIRINNA’ , CUCCA , D’ADDA , DI GIORGI , FAVERO , FINOCCHIARO , FORNARO , GOTOR , LO GIUDICE , LUMIA , MATTESINI , MOSCARDELLI , ORRU’ , PADUA , PAGLIARI , PEZZOPANE , RICCHIUTI , ROSSI Gianluca , RUSSO , SPILABOTTE , SOLLO , VALENTINI , VATTUONE , VERDUCCI , SPOSETTI , SAGGESE
Il Senato, premesso che:
la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata a New York il 20 novembre 1989 e ratificata dall’Italia con la legge del 27 maggio 1991, n.176, enuncia i diritti fondamentali che devono essere riconosciuti e garantiti a tutti i bambini e le bambine. La Convenzione impegna gli Stati ad assicurare a tutti i minori, senza distinzione di razza, sesso, lingua, religione, opinione del bambino-adolescente o dei suoi genitori, il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo, impegnando il massimo delle risorse disponibili per tutelare la vita e il sano sviluppo dei bambini, anche tramite la cooperazione tra gli Stati. Per la Convenzione ogni legge, provvedimento, iniziativa pubblica o privata e in ogni situazione problematica, l’interesse del bambino-adolescente deve avere la priorità;
alla fine del 2011, dopo aver esaminato il terzo rapporto periodico presentato dal Governo italiano, il Comitato Onu ha rivolto al nostro Paese oltre 50 raccomandazioni per combattere la povertà minorile, le discriminazioni e i divari territoriali, la dispersione scolastica, per migliorare le condizioni di vita dei minori con disabilità, l’accoglienza e l’integrazione dei minori stranieri, specie se non accompagnati. Il Comitato Onu ha inoltre espresso particolare preoccupazione per la mancanza di un fondo per l’implementazione del piano nazionale infanzia e per i tagli alla scuola;
l’Italia è infatti agli ultimi posti in Europa negli indicatori principali relativi al benessere e ai diritti dell’infanzia;
come hanno avuto modo di denunciare il dossier di Save the children e il rapporto Unicef, si è di fronte ad una vera e propria emergenza infanzia: due milioni di bambini italiani vivono al di sotto della soglia di povertà, circa 950.000 di questi hanno un’età compresa tra zero e sei anni e il 23,7 per cento di questi vive in stato di deprivazione materiale. Molte sono le segnalazioni di enti locali del crescente numero di bambini e bambine che arrivano a scuola la mattina senza aver consumato un pasto adeguato la sera precedente;
la povertà minorile non è solo un fenomeno inaccettabile dal punto di vista etico e della violazione dei diritti. È una pesante ipoteca sul futuro di centinaia di migliaia di bambini e bambine e una zavorra per il futuro del Paese;
la critica situazione economica che sta attraversando il Paese viene pagata duramente dalle nuove generazioni e rischia di creare nei prossimi anni importanti mutamenti socio-economici;
considerato che:
la situazione è certo peggiorata con la crisi economica, ma è frutto soprattutto di politiche carenti e frammentarie, lontane da quelle degli altri Paesi europei;
negli ultimi anni c’è stata una costante riduzione dei finanziamenti destinati a famiglie, infanzia e maternità; il Fondo nazionale delle politiche sociali è passato da un miliardo di euro nel 2007 a 45 milioni nel 2013;
anni di tagli ai fondi per la scuola pubblica e ai bilanci degli enti locali hanno reso insostenibili quelle reti di welfare inclusivo anche nelle realtà in cui queste esistono;
complessivamente, nello studio Unicef che ha esaminato le condizioni di vita dei bambini dei 29 Paesi dalle economie più avanzate, l’Italia si trova al 22° posto della lista;
nello specifico, l’Italia è nelle retrovie in particolare per quanto riguarda l’istruzione (al 25° posto), al 22° per la partecipazione a forme di istruzione superiore, al 24° per i risultati scolastici conseguiti;
la povertà è infatti strettamente legata anche al fenomeno della dispersione scolastica, limita le opportunità educative e di crescita, aggrava i già pesanti divari territoriali che affliggono il Paese;
la povertà minorile influisce pesantemente anche sulle cure mediche e la prevenzione sanitaria, che sono drasticamente crollate di fronte ad una mancanza di mezzi economici delle famiglie, e sulla qualità dell’alimentazione dei bambini e delle bambine e degli adolescenti;
il dato ancora più drammatico è l’allontanamento dei minori dal nucleo familiare per questioni di indigenza della famiglia di origine, che arriva alla perdita, il più delle volte della capacità genitoriale. E il disagio dei minori e degli adolescenti allontanati dalla famiglia resta, nella nostra società, non solo irrisolto, ma in gran parte ignorato;
constatato che il Governo italiano dovrà inviare al Comitato ONU il prossimo rapporto governativo entro il 4 aprile 2017, si impone al nostro Paese un supplemento di impegno e un cambio di passo sulle politiche dedicate all’infanzia e all’adolescenza, affinché le disposizioni della Convezione non restino una mera petizione di principio,
impegna il Governo:
1) ad adottare con la massima urgenza politiche di crescita atte a superare la crisi economica che ha impoverito soprattutto le famiglie che hanno al loro interno figli minori;
2) a dotarsi di una strategia nazionale, di un piano di azione e di risorse adeguate che prevedano una pluralità di misure, perché la povertà agisce su diverse dimensioni e non ci può essere un unico strumento valido per affrontarla;
3) ad operare in direzione di un approccio coordinato a favore dell’infanzia e dell’adolescenza e dei suoi diritti, al fine di superare una dispendiosa e poco proficua frammentazione delle competenze tra più organi, statali, regionali e locali, e di garantire, mediante una visione unitaria, la conoscenza dei dati e delle risorse complessivamente spese e la pari opportunità di accesso ai diritti dei bambini e degli adolescenti dell’intero territorio nazionale;
4) a considerare il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea come un’opportunità per promuovere, in tale ambito, il rilancio ed il rafforzamento delle politiche e degli investimenti a favore delle giovani generazioni, anche con l’intento di escludere le spese più direttamente dedicate all’infanzia, alla scuola e alle famiglie dal calcolo dell’indebitamento, considerandole spese in conto capitale, ovvero investimenti capaci di creare lavoro e valore;
5) a prevedere misure urgenti ed interventi di sostegno per consentire ai minori di essere educati nell’ambito della propria famiglia;
6) a rifinanziare in modo adeguato la legge n. 285 del 1997, recante “disposizioni per la promozione dei diritti e le opportunità dell’infanzia e l’adolescenza”;
7) ad accompagnare la sperimentazione della “Carta d’inclusione sociale” in tutto il territorio nazionale con progetti indirizzati ai nuclei familiari con minori e in grave difficoltà economica, elaborati e gestiti dagli enti locali in collaborazione con gli operatori sociali e con l’associazionismo territoriale;
8) ad istituire un Fondo nazionale da attribuire agli enti locali su parametri che tengano in considerazione le condizioni di povertà minorile e che permettano la garanzia di diritti di cittadinanza, come il diritto all’istruzione, alla fruizione delle mense e del trasporto scolastico;
9) a stabilire meccanismi di tipo sostitutivo per evitare che finanziamenti e obiettivi concordati con le Regioni e gli enti locali non vengano, rispettivamente, utilizzati e rispettati;
10) a diffondere tutte le sperimentazioni positive e le buone pratiche già esistenti in Italia;
11) a dotarsi di strumenti di analisi che consentano di valutare l’impatto che le misure adottate realizzano sulla qualità di vita dei bambini, delle bambine, degli adolescenti e dei giovani adulti;
12) a dare immediata attuazione, attraverso appositi decreti legislativi, alla legge 10 dicembre 2012, n. 219;
13) a prevedere misure urgenti atte a specificare che le condizioni di indigenza dei genitori o del genitore esercente la potestà genitoriale non possono essere di ostacolo all’esercizio del diritto del minore alla propria famiglia;
14) a riconoscere i diritti dei bambini e delle bambine figli di madri private della libertà, favorendo il soggiorno con le mamme fuori dalle strutture carcerarie, in case famiglia protette, come già previste dalla legge n. 62 del 2011;
15) a prevedere rigorosi controlli nelle strutture che ospitano i minori su tutto il territorio nazionale;
16) a valutare l’opportunità e l’urgenza di un piano di investimenti per l’istruzione pubblica che, a cominciare dai servizi alla prima infanzia, consenta alle famiglie di sentirsi coinvolte e supportate nei compiti educativi, soprattutto nelle aree a maggiore dispersione scolastica;
17) a reperire le risorse necessarie per attuare un piano strategico di contrasto alla povertà minorile e giovanile finalizzato all’inclusione lavorativa dei giovani che escono dalle comunità di tipo familiare, visto che tali risorse non devono essere considerate una spesa che crea debito, ma un investimento sul capitale umano e sullo sviluppo e la crescita del Paese.