Intervento in Senato del 24 Marzo 2021
Il mio intervento in Senato del 24 Marzo 2021, alla presenza del Presidente del Consiglio Mario Draghi sui temi dei diritti in Italia e in Europa.
Presidente, Colleghe e colleghi,
dedicherò i pochi minuti del mio intervento ad un’Europa di cui si parla poco e che invece è importante. L’Europa della democrazia e dei diritti, nata dalle ceneri della seconda guerra mondiale, dalla sconfitta del nazismo e del fascismo. Quell’Europa immaginata da Altiero Spinelli – e voluta fortemente dall’Italia, con De Gasperi – come spazio di libertà, eguaglianza e solidarietà tra persone e popoli. Un “ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni”, come recita l’articolo 11 della nostra Costituzione, su cui si fonda la nostra partecipazione all’integrazione europea.
Voglio parlare dell’Europa dei diritti, per due motivi.
Primo: perché democrazia e diritti – civili e sociali – contraddistinguono l’identità dell’Europa “unita nelle diversità”, come recita il motto dell’Unione. E differenziano l’Europa – storicamente e culturalmente – da altri spazi politici. Qualcosa di cui essere orgogliosi, in questo tempo così difficile.
Secondo: perché l’Europa dei diritti, oggi, è minacciata. Ed è fondamentale che l’Italia faccia sentire con forza la propria voce su questo, anche grazie all’opera e all’iniziativa del nuovo governo, all’autorevolezza del suo presidente e dei suoi membri.
Presidente Draghi: lei è un italiano che ha frequentato l’Europa, respirando quell’aria di diritti e democrazia, le aperture al riconoscimento delle diversità, l’emancipazione delle donne, l’eguaglianza. E sa quanto democrazia e diritti siano per l’Europa un bene inestimabile, la garanzia della sua stessa esistenza, del suo e del nostro futuro.
Oggi chiedo a Lei, alle colleghe e ai colleghi di rivolgere lo sguardo al di là dei nostri confini: di guardare quel che sta accadendo in Polonia e in Ungheria, o quel che solo pochi giorni fa è accaduto alle porte dell’Europa, nella Turchia di Erdogan o nell’Egitto di Al Sisi.
Si sta alzando una nube scura, fosca, che minaccia l’Europa della democrazia e dei diritti. La Turchia è uscita dalla Convenzione di Istanbul, strumento fondamentale di tutela delle donne dalla violenza domestica e di genere. Lo ha fatto usando argomenti ideologici e strumentali, privi di ogni fondamento; la Polonia minaccia di fare lo stesso, e addirittura si prepara a proporre una convenzione internazionale per la difesa della cosiddetta famiglia tradizionale, contro la libertà femminile e l’eguaglianza delle persone LGBT+. Sempre in Polonia, esistono ormai da mesi zone in cui alle persone LGBT+ non è consentito entrare. E in Ungheria, il tempo della pandemia è stato il tempo dei pieni poteri di Orban, che fin dal primo momento si sono diretti contro le persone trans e la loro dignità.
Donne e persone LGBT sono bersaglio comune di questa azione violenta e ostinata di autocrati sovranisti, che tentano con ogni mezzo di riproporre un modello sociale fondato sulla subordinazione di alcune persone ad altre, di alcuni valori ad altri: un modello sociale chiuso alla convivenza tra diversi, in cui alle persone è negato il fondamentale diritto di essere se stesse, in libertà e pari dignità.
A questa nube, l’Europa cerca di resistere.
La Commissione europea – guidata da una democratica cristiana – negli scorsi mesi ha proposto una Strategia per la piena eguaglianza delle persone LGBT+ da far valere nei confronti di tutti gli stati membri. Ricordo solo una frase, per me profondamente significativa: se sei genitore in uno Stato dell’Unione, devi esserlo in tutti gli stati. Una boccata d’aria fresca, per quelle famiglie arcobaleno che in Italia ancora attendono riconoscimento giuridico e pienezza di tutela!
Il Parlamento europeo, con l’approvazione recente della Risoluzione che proclama l’Europa zona di libertà PER le persone LGBT+ (e non DALLE persone LGBT+!!!), ha provato a mettere un argine, ribadendo che la pari dignità di tutte le persone è parte integrante dell’identità politica e culturale dell’Europa, e che non c’è spazio per la discriminazione e la violenza omotransfobica. Una boccata d’aria fresca per tutte quelle persone LGBT+ che, in Italia, ancora attendono l’approvazione della legge contro l’omotransfobia (e anche su questo, Presidente Draghi, mi permetto di rivolgere un appello a lei, al Governo e a tutto il Senato: non possiamo più aspettare!)
Presidente Draghi: tra pochi giorni prenderà parte al Consiglio europeo. Adesso è necessario che anche i governi degli Stati membri facciano la loro parte, sostenendo la risoluzione del Parlamento europeo e prendendo sul serio queste minacce alla libertà e all’eguaglianza.
Ed è fondamentale che, in questo percorso, l’Italia faccia sentire la propria voce senza esitare, senza avere paura, senza timidezze. Per farlo, però, deve poter essere pienamente credibile, anche all’interno. Le rivolgo allora un appello: sia il portavoce di un’Italia coerentemente europea.
Perché vedete, l’Europa non è soltanto l’Europa dei bilanci, e non è nemmeno soltanto la sacrosanta Europa della solidarietà e del Next Generation EU. L’Europa è anche e soprattutto l’Europa dei diritti. E questo governo, che nasce nel segno dell’europeismo, quell’europeismo dovrebbe prenderlo sul serio, sempre. Anche quando il nome dell’Europa si spende in mezzo al mare, o sulle coste dell’isola di Lampedusa. Anche quando si parla di cittadinanza. Anche quando si parla di diritti e di eguaglianza.
Grazie.