Iraq: Cirinnà, ok armi ma anche azioni umanitarie contro stupri
Sono rientrata a Roma per partecipare oggi, in sostituzione di una collega titolare, alle commissioni congiunte Esteri e Difesa, nelle quali le Ministre Pinotti e Mogherini hanno illustrato il piano del governo, concordato con la UE, in sostegno ai governi iracheno e curdo che lottano contro i terroristi dell’ Isil.
Ho evidenziato la tragedia che sta colpendo migliaia di donne oggetto di violenze inaudite.
La guerra e la pulizia etnica sono un’orrore, lo stupro sistematico usato come arma di guerra è da considerare un crimine contro l’umanità che non deve restare impunito.
Comunicato stampa – Iraq: Cirinnà, ok armi ma anche azioni umanitarie contro stupri
Le donne, ancora una volta, le più colpite dalla guerra
“L’iniziativa del nostro Paese, in linea con le decisioni presi in sede Ue, deve tenere ben presente che in questa situazione di dramma umanitario la parte più colpita della popolazione sono le donne irachene e curde. Stiamo infatti assistendo, accanto alle azioni militari, all’utilizzo dello stupro come arma di guerra. Il Parlamento italiano ha condannato questi atti in quanto crimine contro l’umanità ed è necessario che l’Italia si faccia promotrice a livello europeo e internazionale di un’iniziativa forte che, accanto al giusto aiuto militare, preveda interventi umanitari mirati e ben pianificati sul territorio.
Questo è il mio intervento in aula del Senato del settembre dello scorso anno quando abbiamo approvato una mozione , anche a mia firma, contro lo stupro come atto di guerra.
CIRINNA’ (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi, la mozione di cui discutiamo oggi è un atto estremamente importante, per il quale voglio ringraziare tutti i colleghi firmatari; in particolare, desidero ringraziare la nostra vice presidente Fedeli per aver scritto un testo profondo, elaborato, radicato nella storia, con esempi importanti, che fanno capire esattamente quello che ha detto ora il senatore Lo Giudice: lo stupro come arma di guerra non è lontano da noi, non è un fenomeno di cui possiamo parlare come di un ricordo storico.
È vero che la storia e la letteratura hanno raccontato, poi hanno accettato, delle volte hanno anche colorito questo fenomeno criminale, presente nei conflitti già dalle epoche più antiche. Il collega Lo Giudice ha rammentato il ratto delle Sabine, ma pensate semplicemente a Omero e ai racconti su Troia. Questo fenomeno criminale nel tempo, però, si è modificato: ha cambiato il suo essere, le sue motivazioni, il perché viene perpetrato.
Lo stupro contro le donne come prassi nei conflitti ha attraversato ogni angolo della terra in tutte le epoche. Durante la Seconda guerra mondiale, gli eserciti giapponese ed americano disponevano di schiave sessuali, cioè di donne prigioniere, catturate e costrette a subire violenze sessuali. Ricordo che gli americani anche in Italia – stiamo parlando di pochi anni fa – costrinsero 40.000 donne napoletane a prostituirsi dopo essere state stuprate. Viene però colorito anche questo. Ricordate la canzone – sicuramente la collega Mussolini sarebbe più brava di me nella pronuncia – in cui si dice «È nato nu criaturo, è nato niro»? Spesso si dimentica, si colorisce e si giustifica un fenomeno tragico.
Se prima o durante i conflitti mondiali lo stupro era strumento di vendetta sul nemico, dagli anni Novanta le cose cambiano. È il conflitto bosniaco a trasformare lo stupro, usato appunto come arma, in pulizia etnica, a tal punto che il Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia ha perseguito in maniera specifica i reati di stupro e riduzione in schiavitù in quanto considerati finalmente, dopo quegli anni, crimini contro l’umanità.
C’è una citazione che va assolutamente fatta, quella richiamata da Margot Wallström, inviata speciale delle Nazioni Unite per i crimini sessuali in situazioni di conflitto, che ha spiegato come «La violenza sessuale è utilizzata dai combattenti come un’arma per instillare paura tra la gente. Inoltre, il fenomeno è diventato sistematico ed esteso: infatti, si registra un incremento dei casi di violenza contro le donne perpetrati da civili consapevoli di non incorrere in sanzioni penali». È questo il punto di fondo evidenziato perfettamente dalla mozione al nostro esame: combattere la consapevolezza che tanto non ti accadrà nulla, che anche per questo ci sarà impunità. A tal proposito, è necessario combattere un punto di vista che considera lo stupro durante i periodi di conflitto solo come un danno collaterale, come se venisse dato fuoco alle abitazioni o se venissero distrutti ponti o aziende, cioè come un danno da considerare comunque possibile all’interno di una guerra. Questo non può essere. Lo stupro non è né un fatto culturale né sessuale: è un atto criminale.
Per questo voglio ricordarvi gli effetti tragici che devastano socialmente i Paesi che subiscono questo tipo di situazioni: i bambini abbandonati, gli infanticidi, le donne allontanate dalla famiglia, le stesse famiglie disonorate.
Ecco perché – e mi associo a quanto detto dai colleghi che sono intervenuti in precedenza – è assolutamente necessario uno sforzo internazionale, di cui il nostro Governo può farsi sicuramente promotore. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Romano).