La scuola nel contrasto alle discriminazioni. Lettera a La Verità.
Condivido con voi alcune riflessioni, ospitate da La Verità, sulla funzione della scuola nel contrasto alle discriminazioni e nella formazione di cittadine e cittadini liberi e consapevoli.
Nessun indottrinamento, nessuna “ideologia gender”: solo la scuola – pubblica e laica – che fa il suo dovere nel segno della Costituzione e del pluralismo.
Gentile Direttore,
nel ringraziarla per lo spazio che mi concede, desidero svolgere qualche breve riflessione in relazione all’articolo di Massimo Gandolfini pubblicato sulle vostre colonne il 23 febbraio, nel quale mi si accusa – e, per la verità, assieme a me si accusano dirigenti scolastici e docenti – di indottrinamento “ai danni” delle giovani generazioni. Occasione dell’accusa sono alcuni incontri che, come spesso mi accade, ho avuto e avrò il privilegio di tenere assieme a studentesse e studenti, per parlare di diritti, eguaglianza, impegno politico e civile, peraltro sempre e solo su invito dei dirigenti scolastici, dei docenti e degli stessi studenti. Tra i molti compiti che svolgo come parlamentare, gli inviti che ricevo per recarmi nelle scuole sono tra i più graditi, quelli a cui cerco di non dire mai di no: sono convinta, infatti, che sia fondamentale dare alle studentesse e agli studenti la possibilità di confrontarsi con i rappresentanti in Parlamento. Credo di poter dare così, con umiltà, un minimo contributo a una delle funzioni essenziali della scuola pubblica e laica: “formare cittadini responsabili e attivi e […] promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità, nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri”, così come recita l’articolo 1 della legge n. 92/2019, che reintroduce l’insegnamento dell’educazione civica. Una legge, voglio ricordarlo, approvata a grande maggioranza dal Parlamento della Repubblica.
Formare, dunque, cittadine e cittadini consapevoli, dotati di una coscienza e di una capacità critica: per raggiungere questo obiettivo, è fondamentale che le studentesse e gli studenti, nel rispetto delle loro inclinazioni, siano chiamati a confrontarsi con temi di grande attualità, come quelli legati all’eguaglianza tra donne e uomini, alla conoscenza e al rispetto verso le persone LGBT+, le loro aspirazioni, anche affettive e familiari, i loro diritti. Temi ai quali i giovani hanno ormai libero accesso tramite gli strumenti della rete, spesso senza quell’adeguata preparazione che proprio iniziative come scolastiche come queste possono invece garantire. Temi che non hanno nulla a che vedere – come teme Gandolfini – con l’indottrinamento, né con l’ideologia ma che riguardano, piuttosto, alcuni principi e valori ben scolpiti nella nostra Costituzione: la libertà, la pari dignità sociale, il principio di non discriminazione, il rispetto e l’inclusione delle differenze, la costruzione di una comunità politica più giusta e civile. Temi che infine, è bene ribadirlo, fanno parte dei contenuti necessari del piano triennale dell’offerta formativa, come dispone l’art. 1, comma 16, della legge n. 107/2015.
Nello svolgimento di questo compito, cerco di agire sempre con umiltà e con responsabilità, ma anche con profonda fiducia nel sistema scolastico, nella sua autonomia. Quando vado nelle scuole, so per certo di non portare una “verità” precostituita: semmai, mi metto a disposizione di domande, dubbi, diversi punti di vista, certa – come sono – che dal confronto e dal dibattito possano nascere stimoli sempre nuovi. Autonomia e responsabilità del sistema scolastico – pubblico e laico – devono essere il nostro faro in questa azione. L’attacco di Gandolfini mi ha colpita dunque non in quanto attacco alla mia persona, ma in quanto attacco alla scuola, segno di sfiducia nella capacità del sistema scolastico – a partire dalla sinergia tra docenti, studenti e famiglie – di favorire l’acquisizione di competenze civiche attraverso lo sviluppo di coscienze critiche. Ecco, con queste poche righe voglio difendere prima di tutto l’autonomia e la responsabilità del sistema scolastico, ribadendo la mia profonda fiducia in esso. Una scuola che non si limiti a “riempire” di nozioni studenti intesi come contenitori vuoti: ma che piuttosto con quelle studentesse e quegli studenti intavoli un confronto costante, insegnando loro a distinguere tra inclusione ed esclusione, discriminazione e dignità, ideologia e attenzione alla vita delle persone. Che ciò debba avvenire nel rispetto del pluralismo, è fuor di dubbio: ma che la Costituzione resti il perimetro del confronto pluralistico, è altrettanto certo. Non avrei nulla da obiettare se venisse dato spazio, nelle scuole, a chi su questi temi ha posizioni anche molto diverse dalle mie, fermo restando il rispetto dei principi costituzionali. Che la scuola sia perfettamente in grado – senza bisogno di paternalismi – di garantire tutto questo, è mia convinzione profonda, di cittadina e parlamentare grata all’enorme lavoro che le comunità scolastiche fanno per rendere l’Italia un paese migliore.
Monica Cirinnà
Foto di copertina per concessione: børn png 6