Lettera al direttore dell’Espresso
Gentile direttore,
le scrivo dopo aver letto l’articolo a firma Tommaso Cerno e Susanna Turco dal titolo ‘Con che faccia’. Mi trovo citata nell’articolo che correttamente alza il velo sull’azione di ricambio e sulla trasparenza nella scelta delle candidature per i futuri parlamentari.
In modo molto superficiale e solo per un mero dato anagrafico, mi trovo assegnata nel segmento familiari. Non ritengo infatti che la mia candidatura sia il risultato del mio matrimonio. Non entro nel merito dell’articolo che tenta di far luce sulle scelte delle candidature dei vari partiti.
Mi limito solo ad osservare che per porre rimedio ad una pessima legge elettorale il PD ha indetto le primarie cui ho partecipato e nelle quali 4464 cittadini hanno indicato il mio nome per essere candidata al Senato.
Da anni mi batto per una reale democrazia paritaria che apra alle donne i luoghi della direzione politica, economica e scientifica. Sono convinta che il rinnovamento della nostra società debba partire dalle donne, altrimenti ci troveremmo di fronte ad un ricambio monco. Per ottenere questo risultato è necessario anche da parte dei media un cambio di cultura per approcciarsi in modo più avanzato alla ‘questione femminile’ evitando di scadere nel facile pettegolezzo a scapito di una visone più matura e responsabile verso le donne.
Come sistema nazione scontiamo un ritardo eccessivo rispetto ad altri paesi del nord Europa. Un ritardo favorito da una mentalità , tutta italiana, tendente a sminuire il lavoro e le capacità delle donne. Il nostro paese non è fatto, per fortuna , solo di ‘letterine e olgettine’! Per questo motivo sono rimasta colpita nel vedere citata la mia persona solo come la moglie di….
Di madame Curie si è scritto a prescindere dal suo consorte, come anche di recente è avvenuto per Nilde Iotti.
Nessuno oggi scrive negli Stati Uniti di Hillary Clinton citando il marito, infatti lei ha da tempo dimostrato di saper stare in politica per le proprie capacità tanto da indicarla come futuro presidente USA.
Sono una persona umile e non mi voglio paragonare alle illustri donne che ho citato, ma va preso atto una volta per tutte che anche in Italia sempre più donne sono protagoniste della vita pubblica e vanno valutate o criticate solo per ciò che fanno. Ci sono ruoli, come dimostra la signora Clinton, che non sono assegnati per pura consorteria.
Per quel che mi riguarda : da diciannove anni sono consigliera comunale a Roma, sempre eletta con la preferenza unica per ben 5 volte; per la prima volta nel 1993 con i verdi, poi come molti ambientalisti sono passata ai DS ed infine nel PD. Se devo qualcosa ad un uomo lo devo prima a mio padre che mi ha fatto studiare, poi a Francesco Rutelli che, da Sindaco di Roma, quando avevo poco più di 30 anni, ha creduto in me assegnandomi ruoli di governo importanti.
Il mio percorso politico, totalmente autonomo da quello di mio marito, Esterino Montino, è caratterizzato dalle battaglie per i diritti degli animali e dall’impegno per le questioni di genere, tra tutte principalmente quella per la democrazia paritaria. Sono l’artefice dei due vittoriosi ricorsi al Tar Lazio che hanno piegato Alemanno sulla presenze delle donne in Giunta salite a tre solo grazie a questa battaglia giudiziaria. Nonostante quello che mi lega a mio marito sia davvero un grande amore entrerò al Senato, se gli elettori lo vorranno, con il mio nome e grazie al mio impegno in politica.
Forse sarebbe bene che anche giornali autorevoli come l’Espresso riconoscessero le donne solo per meriti o demeriti evitando illazioni ingiustificate di cui non abbiamo davvero alcun bisogno.
Il mio non vuole essere uno sfogo ma una indicazione di correttezza per quel cambio di mentalità verso le donne che farebbe un gran bene all’Italia.
Monica Cirinnà Presidente della Commissione delle Elette del Comune di Roma e candidata al Senato nel Lazio.