Ministro Fontana, non faccia ripiombare questo Paese nel buio
«Ministro Fontana, le sue parole mi fanno un effetto terribile.
Di sconcerto, di rabbia. Lei non è un ministro qualsiasi, è un uomo colto, che ha due lauree, è stato al Parlamento europeo. Non ha usato a caso la parola esistere, lei ha detto: “Le famiglie arcobaleno non esistono”. Negare l’esistenza vuol dire far ripiombare nel buio, nell’ombra, nell’arretratezza giuridica e culturale le coppie di persone dello stesso sesso e in particolare i loro bambini. Non si può dire che queste famiglie non esistono, si può dire che la legge non prevede alcuni diritti per i loro figli. Non ne prevede un riconoscimento.
L’Italia dopo 30 anni di attesa dai primi tentativi che risalgono al 1988, oggi ha finalmente una legge sulle unioni civili. Che non completa purtroppo per il doloroso tradimento del Movimento 5 Stelle che hanno obbligato la maggioranza di quel momento a stralciare l’articolo 5 sull’adozione coparentale del figlio del partner. Si tratta comunque di una legge che ad oggi ha dato esistenza e sicurezza a migliaia di coppie. Sono circa settemila quelle che hanno celebrato l’unione civile. Quattordicimila cittadini che finalmente esistono per il diritto e per l’ordinamento giuridico, dal quale erano esclusi e discriminati per la cosa più bella del mondo, che è l’amore. Pagavano il fatto che da donne si erano innamorate di una donna e da uomini di un uomo. Per questo il diritto italiano li discriminava. Oggi non è più così.
Che lei si definisca cristiano a me va benissimo. Ognuno può professare per il credo che ha. Il punto però è che lei ha giurato sulla Costituzione, fa il ministro della Repubblica Italiana. Anche se questa cosa non le piace, lei è il ministro di tutti i cittadini italiani. A questo punto si deve ricordare che sulla Costituzione sulla quale ha giurato, non c’è solo l’articolo 3 che parla di uguaglianza ma c’è anche l’articolo 7 che dice che lo Stato fa lo Stato e la Chiesa fa la Chiesa. Quindi anche chi è cristiano o di qualsiasi altra religione, professa il suo credo nella sua vita privata, nella sua casa, nelle sue attività ma non in quelle politiche. Lì è il ministro di tutti.
Ha scritto:”Mi batto per la normalità”. Anche l’uso della parola normalità è inquietante. Che cos’è normale? chi è normale? Siamo tutti diversi e tutti uguali, tutti speciali nell’essere appunto diversi. L’uso che lei fa della parola normale mi sa tanto di omologazione a un modello. Ma qual è il suo modello? Bianchi, cattolici, nordici, ricchi, sposati? Qual è il modello di normalità a quale si rifà, ministro? Lei è il ministro della famiglia e in questo paese esistono infinite famiglie: ricomposte, di persone risposate, di persone divorziate che convivono con qualcun altro, monoparentali, famiglie di ragazze o uomini che sono rimasti vedovi o hanno avuto vicissitudini nella vita e crescono da soli i loro figli. Chi è normale? Qual è la famiglia normale?
Tra le tante esperienze che ho fatto nel Parlamento precedente, sono stata anche relatrice di una legge che abbiamo approvato a fine legislatura ed è quella sugli orfani di femminicidio. Sa chi sono? Sono quei bambini che restano orfani e vengono colpiti due volti negli affetti più profondi che hanno. Sono i bambini a cui, purtroppo, nella maggior parte dei casi il padre ha ucciso la madre. E quindi si trovano orfani di madre e un padre che avrà l’ergastolo. Glielo voglio ricordare perché alcuni modelli troppo stereotipati purtroppo ci portano a deviare. Il modello del Mulino Bianco molto spesso non esiste più. Quindi parliamo al plurale di famiglie.
Le famiglie sono il luogo dell’amore, sono dei bambini amati, rispettati. È genitore chi ti cresce, chi ti protegge, chi ti tutela, chi mette in gioco se stesso anche davanti a un magistrato pur di poterti dare il suo cognome. Per poterti mettere nella sua asse ereditaria e tutelarti per sempre. Anche se non ti ha partorito, anche se non ha partecipato all’atto sessuale in cui quello spermatozoo ha incontrato quell’ovulo. La genitorialità è una scelta di vita e per questo va riconosciuta, comunque sia stata creata.
E proprio per questo dico a lei ministro Fontana, che tutti i bambini devono avere gli stessi diritti. Tutti i bambini sono tutelati dalla Costituzione. Nessun bambino, soprattutto i bambini delle famiglie arcobaleno, deve pagare per il modo in cui è nato. Nessun bambino deve pagare per il tipo di famiglia in cui vive. Un bambino è un bambino, uguale agli altri. Non può essere escluso dai diritti per colpire i suoi genitori.
Da lei mi aspetto che si renda conto dell’errore che ha fatto. Dimostri di essere migliore di come i giornali l’hanno descritta, dia prova di volere essere un ministro della Repubblica italiana. La legge 76 del 2016 esiste e va rispettata.Esiste per tutti, è una legge dello Stato».
Questa lettera è stata pubblicata da Vanity Fair e la trovate a questo indirizzo:
https://www.vanityfair.it/news/politica/2018/06/05/monica-cirinna-lettera-ministro-fontana-famiglia-unioni-civili