Monica Cirinnà: “Matteo Renzi? E’ stato un pessimo segretario, da lasciare alle spalle”
«Il Pd? Un partito immobile e isolato». «La candidatura di Orlando? Una svolta a sinistra». Delusioni e speranze della senatrice, prima firmataria della legge sulle unioni civili
«Renzi è stato un pessimo segretario che va lasciato alle spalle». Monica Cirinnà, il cui nome è legato alla legge sul riconoscimento delle unioni civili, si è sentita ignorata dai vertici dopo la stagione dei diritti arcobaleno. Oggi parla all’Espresso del PD come di un partito isolato e immobile: «Siamo fermi sullo Ius Solis, sul contrasto all’omofobia, su tutta la parte della questione delle pari opportunità».
Senatrice qual è lo stato dei diritti lgbt in Italia? Dopo le unioni civili siamo a un punto fermo?
Oltre 1600 coppie hanno celebrato la loro unione civile. Un numero importante che ci racconta qualcosa: c’era molto bisogno di dare, non solo sicurezza giuridica, anche visibilità a questi amori: l’omofobia si combatte con la normalità quotidiana.
A proposito di omofobia: che fine ha fatto la legge nazionale (ddl Scalafarotto ndr), per il contrasto all’omo-transfobia?
La legge nazionale è ferma. Il lavoro fatto alla Camera non è stato un buon lavoro. L’accettazione di un emendamento all’ultimo momento ha svuotato di senso quella legge che così com’è non serve a combattere l’omofobia. Una legge del genere non la vuole la parte più avanzata e progressista del PD a cui mi ascrivo, e non la vuole il movimento LGBT.
Lei fa riferimento all’emendamento Gitti che esclude dall’applicazione del reato di omofobia le “opinioni espresse all’interno di organizzazioni di natura politica, culturale o religiosa”. Ma Senatrice l’emendamento è stato presentato da un deputato ex Scelta Civica che oggi fa parte del Partito Democratico
Il nostro è l’unico partito in Italia nel quale nessuno mette il silenziatore a nulla. Da noi non funziona come il m5s dove le linee dissonanti vengono censurate. Essendo un partito veramente democratico, abbiamo all’interno tante diversità che vanno valorizzate ma anche ricondotte ad un’unità. È evidente che una legge contro l’omofobia, se si vuol fare, deve avere un senso e deve essere efficace. Non serve svilirla con emendamenti del genere.
Il Comitato Onu per i diritti umani ha pubblicato il suo ultimo report sulle Osservazioni sull’Italia, c’è una sollecitazione a completare la legge sulle unioni civili legiferando sulla genitorialità delle coppie gay e lesbiche.
È un lungo percorso che dobbiamo affrontare per arrivare al matrimonio egualitario. Le ultime sentenze hanno dimostrato che la strada dell’adozione co-parentale è ormai superata. Serve una responsabilità genitoriale piena. I bambini sono tutti uguali e devono avere tutti gli stessi diritti.
Lei ha discusso con la senatrice cattodem Emma Fattorini su genitorialità omosessuale di recente. In passato un’altra senatrice cattodem Rosa Maria Di Giorgi, ha espresso critiche forti contro la stepchild e oggi propone qualcosa che va addirittura oltre?
I nomi che ha fatto sono il passato. Stiamo andando verso il congresso del Partito Democratico e a breve andremo ad elezioni. Sarà il nuovo parlamento, che io auspico sia fatto di persone laiche, libere, democratiche a dare l’ultima risposta in tema di uguaglianza cioè a dire tutte le coppie sono uguali tutte le famiglie sono uguali nel rispetto della costituzione. Le colleghe di cui lei ha fatto i nomi devono sapere che la costituzione vengono prima delle loro appartenenze religiose.
Lei è sempre stata considerata una donna fuori dalle correnti e dalle appartenenze, anche se negli ultimi anni è stata molto vicino a Renzi per via del suo disegno di legge, ora sostiene Andrea Orlando
Sostengo Orlando per due motivi molto chiari. Il primo è che subito dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili io mi aspettavo che il grande fiume dei diritti avesse rotto la riga e potesse riversare le sue acque di libertà verso tante persone che stanno aspettando. Ciò non è accaduto, guardi lo Ius Solis. Il secondo motivo è che sto lavorando per avere un segretario del Partito Democratico che trasformi il partito dell’io in quello del noi. Vengo da un’esperienza politica molto particolare: dai Verdi, mi sono sempre occupata di diritti. Non voglio sentirmi ospite gradita in una casa nella quale ci si colloca per le proprie provenienze. Quella delle correnti è una visione che mi fa venire il mal di stomaco.
Il Partito Democratico è diventato il “Partito di Renzi”, secondo l’espressione coniata da Ilvo Diamanti?
Negli ultimi anni il PD è stato motore del cambiamento e senza questa forza propulsiva non ci saremmo riusciti. Io ricordo cos’era quello di Bersani: prese il 25 per cento nel 2013 e non riuscì neanche a leggere il presidente della Repubblica. Va bene lasciarsi alle spalle il PD di Bersani e va bene lasciarsi anche quello di Renzi. Ma non voglio mischiare il piano del governo con il piano del partito. Renzi è stato un bravo Presidente del Consiglio ma un pessimo Segretario del PD. Il partito è un luogo di dialogo, inclusione, discussione ma soprattutto ascolto. Non puoi avere nemici tutti i sindacati, tutto il mondo della scuola ed etichettarli come gufi senza ascoltarli. Renzi non può fare il segretario del PD, forse potrà fare il premier ma questo si vedrà.
Non si è sentita ascoltata da Renzi dopo l’approvazione delle unioni civili?
Assolutamente no. Dopo l’ottenimento del primo parziale risultato sui diritti civili, personalmente non sono stata più ascoltata né coinvolta in nulla. Tutto ciò che ho chiesto di poter fare non è stato fatto. Siamo fermi sullo ius solis, sul contrasto all’omofobia, su tutta la parte della questione delle pari opportunità. Anche sul sostegno di quei bravi e coraggiosi governatori penso a Zingaretti, ad esempio nell’attuazione piena della 194 abbiamo il freno amano tirato perché stiamo al governo con i fratelli coltelli del nuovo centro destra che alzano il prezzo sui diritti e sulla libertà delle persone.
Cosa può offrire Andrea Orlando al PD?
La capacità di ascoltare e di ripartire dal basso. Ogni singolo circolo del Partito Democratico deve diventare una casa comune per tutti coloro che vogliono trovare un interlocutore per i loro bisogni e per le loro necessità ma soprattutto per i loro valori. L’Italia è diventato un luogo grigio, dove nessuno sorride più. L’incertezza per il proprio futuro lavorativo, politico e sociale scatena due reazioni: una è la rabbia che si concretizza con il voto al m5s, a chi vuole distrugger tutto. L’altra è la paura: dei nuovi italiani che possono arrivare e rubarti il futuro, dei valori culturali e religiosi diversi dai tuoi.
Senatrice lei sta descrivendo un partito di sinistra
Non sono la sola. Quello che immaginiamo tutti è un partito che parli di temi di sinistra, che parli ai lavoratori, ai ragazzi che cercano un futuro, ai pensionati ma che prima di parlare ascolti. Perché se noi abbiamo fatto una riforma della scuola sicuramente buona per certe cose abbiamo assunto 100mila precari però ci tirano le pietre per strade è perché non abbiamo dialogato con gli studenti, con professori. Bisogna riprendere da qui, dal dialogo.
C’è stata una sordità da parte dei vertici del partito?
Io direi un arroccamento molto forte su alcune posizioni ritenute dominanti, senza ascoltare il mondo intorno. Per scrivere la legge sulle unioni civili ho viaggiato materialmente per due anni facendo assemblee dalla Valle d’Aosta a Catania. Consumare le suole delle scarpe serve. Uscire dal palazzo, incontrare le persone e ascoltare. La politica deve dialogare, solo così le persone si innamorano. Serve coraggio. Basta con questi “io”. Le cose e dobbiamo cambiarle insieme.