Occorre da subito unire tutti i fili di chi vuole tessere insieme la rinascita di Roma
Condivido alcune considerazioni svolte ieri da Massimiliano Smeriglio ieri su Repubblica.
Anch’io penso che per vincere a Roma non basti solo il Pd ma occorre una coalizione, la più larga possibile. Togliendo dal campo ogni tendenza all’isolamento e ad una autosufficienza boriosa. I programmi vanno discussi e decisi nella coalizione. Prima occorre mettere in campo le idee necessarie per un cambiamento radicale di Roma. Solo dopo verranno i nomi e le primarie. La competizione tra facce, fondata su invisibili alleanze e giochi di potere, ha stancato i cittadini che pretendono giustamente una visione nuova, coinvolgente e partecipata, davvero indispensabile per vincere.
Inoltre Smeriglio ha ragione quando dice che Prodi, Gentiloni, Sassoli e tanti altri si sono sottoposti alle primarie, ed erano personalità di grandissimo rilievo. Per questo sono convinta che non esistono per Roma “nomi salvifici”, decisi al di fuori di un processo democratico. Altrimenti le compagne e i compagni, le amiche e gli amici, che hanno già manifestato una volontà di contribuire con le loro piattaforme programmatiche e la loro esperienza, al confronto per la scelta del candidato sindaco o che, in queste ore come me, stanno riflettendo se impegnarsi o no in questa battaglia, sarebbero già in partenza considerate soluzioni di serie B. Che senso ha considerarli un ripiego di fronte all’opinione pubblica, quando essi si sentono di accettare una sfida durissima e dagli esiti assolutamente incerti? Che senso ha fare intendere che non avendo a disposizione un purosangue si sarà costretti a far correre un pony?
Dobbiamo essere consapevoli che il conflitto a Roma con le destre sarà aspro e sarà combattuto quartiere per quartiere, strada per strada, tra le tante persone disilluse o rabbiose. Per affermare i nostri contenuti non sarà sufficiente un’iniziativa solo dall’alto. Occorrerà ascoltare e capire con umiltà lo stato d’animo dei cittadini, le loro esigenze, il loro dolore e le loro speranze. Un sogno collettivo di cambiamento potrà camminare solo se si risveglia quel senso di comunità, di solidarietà e di appartenenza che è l’unico antidoto al cinismo dell’anti politica o alla rassegnazione così estesa tra i romani. Si dovrà suscitare questa iniziativa dal basso con i nostri valori e la nostra visione della società; non a mani nude o come un “recipiente” passivo. Occorre, al contrario, che gli elettori avvertano in noi uno strumento a disposizione del riscatto di Roma e in grado di rappresentare la molteplicità delle esperienze umane, sociali e politiche che, nonostante tutto, esistono ampiamente e agiscono nel tessuto della società.
In questo momento siamo tutti concentrati, a partire da me, sulle elezioni regionali di settembre.
Ma intanto occorre da subito unire tutti i fili di chi vuole tessere insieme la rinascita di Roma. Per essere pronti alla fine di settembre ad annunciare il nostro progetto.