PD: APPROVATO ODG SU 194, DIRITTI CIVILI E LIBERTA’ FEMMINILE
“Difendere e impedire ogni arretramento sulla 194, combattere la violenza di genere, promuovere attivamente la parità tra uomo e donna, difendere le fondamentali conquiste sul piano dei diritti civili e della libertà femminile”. Sono i punti cardine di un ordine del giorno, presentato da Monica Cirinnà e Francesca Puglisi e approvato dalla Direzione nazionale del Pd.
“Bisogna mettere la questione femminile al centro dell’agenda politica del Partito democratico – spiegano – attraverso una proposta organica in materia di promozione dell’eguaglianza tra donne e uomini, che comprenda almeno il contrasto alla violenza di genere, l’efficace protezione e promozione delle pari opportunità delle donne in ambito lavorativo, politico e sociale, ivi compresa la parità salariale, un assetto dei rapporti familiari improntato alla pari dignità di tutte le famiglie all’eguaglianza morale e giuridica e di tutti i membri delle famiglie, donne e uomini”.
E’ inoltre prioritario “contrastare ogni tentativo di regressione legislativa e culturale sul tema dell’autonomia procreativa delle donne, con particolare riferimento alla difesa della legge n. 194/1978 rispetto ai numerosi tentativi di pregiudicarne la piena effettività”. Così come è necessario promuovere un impegno legislativo su due fronti: “elaborare una linea politica chiara e vincolante per le consigliere e i consiglieri regionali attualmente impegnati nell’approvazione di modifiche alle leggi elettorali regionali volte ad introdurre la doppia preferenza di genere” e ottenere “la rapida calendarizzazione dei progetti di legge che prorogano la legge 120/2011, la cosiddetta Golfo-Mosca contro le discriminazioni nei cda”.
TESTO ODG:
ODG APPROVATO DALLA DIREZIONE NAZIONALE PD:
In difesa della libertà femminile e delle pari opportunità tra donne e uomini
La Direzione nazionale
Premesso che:
negli ultimi mesi è in corso un attacco frontale alla libertà femminile, da parte del Governo e delle forze politiche di maggioranza;
sul piano legislativo, il disegno di legge cd. Pillon – dietro la rassicurante facciata dell’affido paritario del minore – interviene pesantemente sulla disciplina dello scioglimento del matrimonio, imponendo l’obbligo di mediazione familiare e cancellando l’assegno di mantenimento: tali innovazioni, modellate su una chiara e netta preferenza per l’indissolubilità del matrimonio, rendono assai difficoltoso, specie per la donna, il ricorso alla separazione; in particolare, l’eliminazione dell’assegno di mantenimento, privando l’ex-coniuge economicamente più debole – nella maggior parte dei casi la donna, specie al Sud – del sostegno dell’altro ex-coniuge per il mantenimento dei figli minori, incide pesantemente e drammaticamente sulla libertà di scelta di chi intenda separarsi, finendo addirittura per impedire nei fatti la scelta, qualora uno dei membri della famiglia versi in una condizione economica di particolare disagio;
analoghi attacchi riguardano la tenuta della legge n. 194/1978, in tema di interruzione volontaria di gravidanza: alle dichiarazioni di esponenti della maggioranza, che hanno ripetutamente annunciato l’intenzione di intervenire in riforma di tale legge, per limitare ulteriormente il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza e la libertà di scelta della donna sul proprio corpo, ha fatto seguito da ultimo un disegno di legge – proposto da numerosi deputati della Lega – che intende introdurre, come cd. “misura alternativa all’interruzione di gravidanza”, la facoltà della donna in gravidanza di richiedere la dichiarazione di adottabilità del feto negli stessi casi in cui può esercitare il diritto di interrompere la gravidanza; tale previsione solo apparentemente rappresenta un’estensione della sfera dell’autonomia femminile in materia riproduttiva: essa infatti, dichiaratamente ponendosi in un orizzonte alternativo all’interruzione di gravidanza si collega, per un verso, alle ricordate intenzioni di attaccare l’impianto della legge 194 e, per altro verso, rischia di rappresentare un’ulteriore occasione di stigmatizzazione della donna che, liberamente, decida di non portare a termine la gravidanza;
allo stesso tempo, le (poche) proposte del Governo in materia di sostegno alle famiglie e alla natalità appaiono ispirate ad una concezione datata e ideologicamente condizionata dei ruoli di genere nella sfera familiare; all’assenza di qualunque misura relativa all’equa distribuzione dei carichi familiari si accompagnano infatti le sempre ricorrenti idee di gratificare economicamente la scelta della maternità, dimenticando che una donna è realmente libera di scegliere di diventare madre solo quando sa di poter contare su un efficace sistema di garanzie sociali, specie sul piano dell’effettività del diritto al lavoro;
analogamente, non si registra alcuna forma di impegno, da parte delle forze di maggioranza, nel senso della ulteriore promozione delle pari opportunità tra donne e uomini nella piena partecipazione alla vita politica, economica e sociale del paese, a livello regionale e nazionale e dunque della cittadinanza femminile, anche considerando che si approssima la scadenza della legge n. 120/2011 (cd. Golfo-Mosca) e che la legge, pur avendo avviato un aumento della rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione, continua a scontrarsi con una realtà vischiosa e, soprattutto, con difficoltà di base nell’accesso al lavoro e nella effettiva parità della condizione lavorativa di donne e uomini, anche sul piano salariale;
si assiste, nel paese, ad una recrudescenza di episodi di violenza sulle donne, vittime dei loro mariti e compagni e che spesso, anche per la loro condizione di subalternità economica, non hanno l’effettiva possibilità di denunciare le violenze subite o non vengono messe nella condizione di ottenere giustizia in tempi rapidi o, ancora, non possono contare su un efficace sistema di protezione per sé e per i propri figli a seguito della violenza subìta; i frequenti casi di condanne a pene lievi, o di riforma in senso più mite di condanne già inflitte a uomini violenti, anche per casi di femminicidio, lasciano sorgere più di un dubbio – pur nel rispetto che è dovuto all’autonomia e all’indipendenza della magistratura, nel quadro della separazione dei poteri – in merito all’adeguatezza della disciplina penalistica della violenza di genere;
l’attacco alla libertà femminile non avviene soltanto sul piano legislativo e politico ma mira, più in generale, ad alimentare una pesante e grave regressione culturale, che rimette in discussione le premesse su cui sono state costruite e portate avanti le lotte per l’autodeterminazione e l’emancipazione della donna;
si moltiplicano infatti le iniziative delle forze di maggioranza e delle destre, volte a diffondere nel paese un clima di ostilità verso la libertà femminile e, più in generale, verso l’autodeterminazione di donne e uomini nella sfera affettiva e familiare: ad una concezione oscurantista delle relazioni di genere si accompagna infatti il chiaro tentativo di mortificare le esperienze di vita familiare diverse da quelle fondate sul matrimonio eterosessuale, stigmatizzando continuamente le famiglie monoparentali e soprattutto le famiglie omogenitoriali, condannate da questo Governo all’invisibilità, per espressa affermazione del Ministro per la Famiglia (rigorosamente al singolare!);
di tutto questo è segnale grave e inequivocabile l’annunciata partecipazione di numerosi ministri in carica al Congresso mondiale delle Famiglie, che riunirà a Verona – dal 29 al 31 marzo – esponenti delle destre mondiali (politiche e religiose) maggiormente ostili alla libertà femminile, alla libertà di orientamento sessuale, al perseguimento dell’identità di genere e al pluralismo delle formazioni familiari; anche indipendentemente dalla concessione del patrocinio della Presidenza del Consiglio, la presenza dei ministri, unitamente all’esibizione – sul sito dell’iniziativa – del logo del Ministro per la Famiglia e le disabilità, rappresenta un inequivocabile segnale di vicinanza del Governo a questa iniziativa, nonostante le contrarie rassicurazioni di altri esponenti del Governo, ivi compreso il Presidente del Consiglio dei ministri;
impegna il Segretario nazionale:
1) a mettere la questione femminile al centro dell’agenda politica del Partito democratico, sostenendo attivamente le democratiche e i democratici che – dal Parlamento al più piccolo Comune d’Italia – si impegnano quotidianamente nell’azione di resistenza e opposizione ai tentativi di rimettere in discussione fondamentali conquiste sul piano dei diritti civili e della libertà femminile;
2) a mettere in campo – in collaborazione con la Conferenza nazionale delle donne e con le realtà associative impegnate nella difesa dei diritti civili di tutte e tutti – una proposta organica in materia di promozione dell’eguaglianza tra donne e uomini, che comprenda almeno il contrasto alla violenza di genere, l’efficace protezione e promozione delle pari opportunità delle donne in ambito lavorativo, politico e sociale, ivi compresa la parità salariale, un assetto dei rapporti familiari improntato alla pari dignità di tutte le famiglie all’eguaglianza morale e giuridica e di tutti i membri delle famiglie, donne e uomini;
3) a elaborare una linea politica chiara e vincolante per le consigliere e i consiglieri regionali attualmente impegnati nell’approvazione di modifiche alle leggi elettorali regionali volte ad introdurre – come richiesto dalla legge statale – la doppia preferenza di genere, affinché non vi siano esitazioni nel pervenire in tempi rapidi all’approvazione di esse, laddove si è maggioranza e, laddove si è opposizione, si possa stimolare l’azione delle forze di governo in tal senso;
4) ad adoperarsi, anche attraverso i gruppi parlamentari, per ottenere la rapida calendarizzazione di progetti di legge finalizzati alla proroga della legge n. 120/2011 (cd. Golfo-Mosca);
4) a contrastare ogni tentativo di regressione legislativa e culturale sul tema dell’autonomia procreativa delle donne, con particolare riferimento alla difesa della legge n. 194/1978 rispetto ai numerosi tentativi di pregiudicarne la piena effettività.
Monica Cirinnà, Francesca Puglisi