Pet-therapy: “Metodo Gemelli da applicare anche in altri luoghi di sofferenza”
Quanto avvenuto nei giorni scorsi al Policlinico Gemelli di Roma è solo uno dei tanti esempi di applicazione della pet-therapy .
Grazie a Portos, cucciolo di Golden retriever, una bambina di 10 anni è potuta uscire dalla profonda depressione post-traumatica in cui era piombata. E’ stato sufficiente un incontro di un’ora con il cane tutti i giorni per due settimane per raggiungere una guarigione altrimenti più difficile.
L’applicazione della Pet Therapy negli ospedali della capitale non è una novità assoluta, erano state fatte varie esperienze. Una indagine della “Società Italiana per lo Studio delle Cefalee” realizzata su 40 pazienti di un noto ospedale romano, ha dimostrato che giocare con un cane o un gatto porta enormi benefici nei bambini e negli adolescenti affetti da cefalea.
Queste esperienze positive possono essere utili non solo negli ospedali ma anche in altri ambiti per favorire le persone ad uscire da situazioni di disagio. La presenza di animali potrebbe essere sperimentata con l’adozione di specifici protocolli anche nelle case di riposo, comunità di recupero, case famiglia, ed anche nelle carceri .
In un recente rapporto realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità, l’animale in assoluto più usato per la Pet Therapy nel nostro paese è il cane: nel 77% dei casi, contro il 9% dei conigli, il 4% dei gatti, il 4% delle capre e il 6% di un generico ‘altro’.
I nostri amici non umani con il loro affetto possono essere un valido supporto per le attività sociali di recupero anche li dove la scienza trova difficoltà.
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