SUL DDL PILLON M5S GETTA LA MASCHERA
Non sono passate nemmeno 24 ore dalle dichiarazioni del sottosegretario Spadafora e già la strategia dei 5 stelle appare chiara: come sempre, sui diritti civili sono impareggiabili ad esibirsi con dichiarazioni di apertura, cui seguono fatti esattamente opposti. È andata così sulle unioni civili, e non devo certo stare qui a ricordarlo.
È andata così sul Congresso di Verona: prima l’indecente rimpallo di responsabilità sui patrocini, poi hanno preso la rincorsa per distinguersi dalla Lega, e infine sia lo stesso Spadafora che Di Maio si sono affrettati a precisare che la famiglia per loro è solo quella “naturale” ma che, bontà loro!, non chiudono gli occhi sull’esistenza di “altre” unioni (inutile ricordare a costoro che anche le unioni omosessuali sono famiglie, come si ricava dalla legge 76/2016 e dalle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo).
La stessa cosa sta succedendo sul ddl Pillon: prima le dichiarazioni roboanti (“Non arriverà mai in Aula”) e poi, alle prime schermaglie con la Lega, la precisazione che stavano parlando soltanto di un passaggio parlamentare normale, e cioè l’elaborazione di un testo base a partire dai ddl già depositati, Pillon compreso.
A questa ipocrisia, che fa solo male al Paese e ai diritti, l’immensa folla riunitasi sabato scorso a Verona ha dato la sua risposta: giù le mani dalle famiglie, tutte, giù le mani dai diritti e dall’eguaglianza. Per questo, il ddl Pillon – sul quale peraltro campeggiano ancora le firme di molti senatori 5 stelle – deve essere ritirato.
Dai 5 stelle, succubi alla Lega e strutturalmente incapaci di assumere su di sè la responsabilità politica di una decisione chiara e coerente, non c’era da aspettarsi altro. E io, che ho subito il loro tradimento il 16 febbraio 2016, lo so molto bene!